Con i termini “Disturbo Alimentare” si fa riferimento a un disagio caratterizzato da un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo.

In tali patologie l’alimentazione assume caratteristiche disordinate, caotiche ed ossessive,  accompagnate da gravissime ripercussioni sullo stato di salute.
Tutti possiamo presentare aspetti peculiari nel nostro modo di mangiare, ma quando questi elementi divengono tali da compromettere la qualità della vita, la condizione fisica, ed i rapporti sociali, dobbiamo pensare ad un disturbo alimentare.

All’alterazione del comportamento alimentare si accompagna un’alterata valutazione del corpo e delle sue forme, con la sensazione di essere grassi, brutti e socialmente non accettabili.

Tale condizione può fortemente influenzare l’autostima, con ulteriori effetti negativi sul comportamento alimentare, in un circolo vizioso difficile da interrompere senza un adeguato supporto clinico.

I disturbi alimentari colpiscono per la maggior parte le donne (fino al 10% nella fascia d’età compresa tra i 12 e i 25 anni).

IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI ALIMENTARI

Per le gravi conseguenze dal punto di vista fisico, psicologico e sociale determinate da tali patologie, è indispensabile una precoce presa in carico e l’effettuazione di un trattamento muldisciplinare che si avvalga della collaborazione di diverse figure professionali (dietologo, psicologo, terapeuta familiare).

Riconoscere la problematica rappresenta il primo passo per affrontarla, quindi riteniamo utile passare in rassegna le più importanti patologie del comportamento alimentare, ossia l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder).

 

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I DISTURBI ALIMENTARI NEL DETTAGLIO

 

ANORESSIA NERVOSA

Nell’anoressia nervosa si verifica una progressiva restrizione dell’alimentazione dovuta ad un’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee, che si esprime in una continua ed ossessiva paura di ingrassare e nella ricerca della magrezza mediante una serrata restrizione alimentare.
I pensieri si focalizzano sul cibo ed i tentativi di controllo dello stesso divengono incessanti.
Alla perdita di peso si accompagnano problemi fisici e ormonali, quali amenorrea (assenza di mestruazioni) nelle donne dopo il menarca.
Spesso alla riduzione della quantità di cibo si accompagna eccessiva attività fisica e condotte di eliminazione del pasto già ingerito, quali vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, uso di diuretici.

BULIMIA NERVOSA

Così come per l’ anoressia, il nucleo centrale della bulimia nervosa è rappresentato dalla paura di ingrassare e dall’ influenza eccessiva di tale timore sulla stima di sé.
L’esordio può essere inizialmente simile a quello dell’anoressia, dunque caratterizzato da un’ intensa volontà a perdere peso e da una forte insoddisfazione per il proprio corpo.
La persona che soffre di bulimia mantiene solitamente un peso normale, poiché alterna a momenti di iperalimentazione condotte di compenso (restrizioni alimentari, incremento dell’attività fisica, vomito autoindotto).
In particolare, l’elemento che caratterizza il disturbo è rappresentato dalla presenza di abbuffate compulsive, ossia dall’assunzione di una quantità esagerata di cibo in un periodo di tempo circoscritto (ad esempio, 1 o 2 ore), accompagnata da perdita di controllo.
Tale condotta è accompagnata da un forte senso di disagio, di vergogna e di colpa.

DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING DISORDER)

A differenza di anoressia e bulimia, tale patologia è presente in ugual misura tra i maschi e le femmine.
Rappresenta inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo di obesità (ne è affetto circa il 30% dei soggetti obesi).
La caratteristica principale del disturbo è la presenza di abbuffate, non accompagnate tuttavia dalle strategie di compenso dell’ingestione di cibo in eccesso tipiche della bulimia.
In nucleo centrale della patologia sembra essere rappresentato da una cattiva gestione delle emozionie dalla scarsa tollerabilità delle stesse, che vengono dunque “soffocate” e “compensate” dall’assunzione di cibo, utile per fornire una temporanea gratificazione, seguita tuttavia da vissuti di inadeguatezza e colpa.