Le reazioni fisiche che abbiamo quando siamo agitati, stressati, in ansia, quando abbiamo paura o siamo fortemente preoccupati sono risposte fisiologiche del nostro corpo, che si attiva naturalmente in propria difesa.

Quando queste reazioni perdurano molto a lungo diventano problematiche per la persona, sia dal punto di vista fisico, che mentale. La tensione muscolare si pone in un circolo vizioso con la compromissione della capacità di pensare e agire in modo consapevole e pienamente efficace.
È possibile ovviare a queste dinamiche attraverso diverse tecniche che devono essere utilizzate con continuità, in modo che il nostro corpo e la nostra mente imparino a rilassarsi.
Questi strumenti possono essere utili sia per la riduzione degli stress tipici della vita quotidiana, che come coadiuvante di un intervento più strutturato di cura di disturbi psicosomatici, di ansia e di panico.

I principali vantaggi sono la semplicità e il fatto che, una volta appresi, possano essere utilizzati da chiunque, in autonomia e in qualunque momento in cui si abbia un po’ di tempo da dedicare a se stessi.

L’équipe del Centro Sinergia offre la possibilità di praticare il rilassamento e la mindfulness, sia come strumento della terapia individuale, che nella dimensione del piccolo gruppo.

TECNICHE DI RILASSAMENTO

Le tecniche più semplici riguardano il controllo della respirazione, che in situazioni di ansia o stress si fa tipicamente più affannosa, portando a spiacevoli conseguenze per la persona.
Le tecniche che prevedono il rilassamento muscolare comprendono esercizi che promuovono la capacità di portare l’attenzione ad ogni parte del corpo in modo da distinguere le situazioni di tensione muscolare da quelle di rilassamento.
Il Training Autogeno prevede una serie di esercizi che inducono uno stato di leggera trance e autosuggestione, portando a uno condizione di rilassamento fisico e mentale.

LA MINDFULNESS

L’integrazione della mindfulness nella psicoterapia aiuta a promuovere l’acquisizione di un maggiore benessere psicologico e fisico attraverso tecniche specifiche che portano all’adozione di un atteggiamento nuovo nei confronti delle difficoltà piccole o grandi della quotidianità.
Ma che cos’è la mindfulness?

Origine della mindfulness

Nel corso della seconda metà del Novecento la diffusione della filosofia buddista e di pratiche di origine orientale in occidente ha aperto la strada all’integrazione delle tecniche di meditazione nell’ambito della cura della salute mentale e, più in generale, della promozione del benessere fisico e psicologico. Nella cornice così delineata, il concetto di mindfulness, o presenza mentale, ha assunto gradatamente un ruolo fondamentale nel creare un ponte tra la tradizione buddista e la psicologia occidentale tradizionale.

Negli antichi testi buddisti, la mindfulness è riconducibile a una qualità dell’attenzione che permette di recepire la sofferenza senza esserne travolti, in modo da poter vivere senza arrecarsi danno e danneggiare gli altri. L’attitudine alla presenza mentale e la pratica della meditazione mindful, secondo la dottrina buddista, hanno il ruolo fondamentale di mezzo e presupposto per affrancarsi dalle pene della condizione umana, attraverso la via della liberazione dalla sofferenza.

Sin dagli anni ’50 il buddismo zen e la meditazione diventano un vero e proprio fenomeno culturale di massa. La meditazione vipassanā, in particolare, si è rivelata la pratica di matrice buddhista più adatta a essere accolta in contesti culturali altri. È proprio dalla meditazione vipassanā che originano le pratiche di mindfulness, così come intese in ambito occidentale.

Il processo di occidentalizzazione e laicizzazione del concetto di presenza mentale ha portato a un inevitabile allontanamento della mindfulness contemporanea dalla sua cornice di origine buddista. Nel contesto occidentale la mindfulness è indipendente da uno specifico codice etico, filosofico o morale e trova senso di esistere di per se stessa, in virtù dei benefici che apporta al praticante.

La mindfulness oggi

È a Jon Kabat-Zinn che si deve la prima definizione operativa di mindfulness. Secondo Kabat-Zinn mindfulness significa prestare attenzione in un modo particolare e intenzionale a ciò che si presenta nel momento attuale, senza esprimere giudizi. Essa, inoltre, prevede una qualità di partecipazione all’esperienza caratterizzata da un senso di compassione sincera e da amichevole presenza e interesse.
L’oggetto di attenzione scelto, quale che sia, è il centro verso cui intenzionalmente il soggetto ha posto il suo focus. L’utilizzo di categorie e valutazioni precostituite ci porta a interpretare le esperienze interne ed esterne in modo abitudinario e privo di significato. Nel momento in cui se ne prende consapevolezza, è opportuno orientare l’attenzione alle caratteristiche di novità dell’esperienza che l’abitudine non ci permette di cogliere.

Le pratiche di mindfulness

Parlando della mindfulness come pratica, una distinzione comunemente effettuata è quella tra pratiche formali e informali.
Con pratiche formali si fa riferimento a un insieme composito di pratiche sistematiche di meditazione di tipo tradizionale, come la meditazione camminata, la contemplazione del corpo o l’attenzione al respiro, che hanno l’effetto di migliorare le abilità di presenza mentale e attenzione consapevole.
Si parla di pratiche informali invece quando si fa riferimento all’applicazione delle abilità di mindfulness alla vita quotidiana. Queste consistono nel rivolgere intenzionalmente l’attenzione con curiosità, accettazione e discernimento verso tutto ciò che ci accade. Si tratta, quindi, di non lasciare che quanto appreso attraverso le pratiche formali sia confinato nello spazio dedicato alla meditazione, ma che possa essere esteso al contesto della vita di tutti i giorni, consentendo di rendere la mindfulness stabile nel tempo e di farla evolvere da stato a tratto di personalità.
L’osservazione del respiro è considerata la forma basilare della meditazione di consapevolezza. Su di essa si basano le altre pratiche di presenza mentale. L’attenzione al respiro consente al meditatore di approcciarsi alla propria esperienza per come è, partendo da un gesto naturale ed essenziale come il respiro. L’attenzione rivolta alle variazioni nella respirazione consente di percepire il continuo cambiamento della realtà interna e di quella esterna. Avvertire le sensazioni che si accompagnano alla respirazione induce uno stato di calma, di rilassamento e di consapevolezza degli stati corporei.

Gli effetti della mindfulness

In letteratura si fa ampio riferimento ai benefici che la mindfulness apporta al praticante, a un livello cognitivo ed emotivo, ma anche comportamentale e relazionale. Ai benefici derivanti dall’assunzione di una modalità di vivere consapevole si aggiungono effetti positivi sul benessere psicologico in generale. Si riscontra, infatti, come la mindfulness si associ positivamente a diversi indicatori della salute psichica, come l’incremento dell’affettività positiva, la riduzione di sintomi psicopatologici, una sensazione di maggiore appagamento e vitalità, maggiore empatia, senso di autonomia e competenza e aumentata coscienziosità.
È riconosciuto, inoltre, l’effetto positivo sul piano psico-somatico, infatti è stato ampiamente dimostrato che la meditazione contribuisce alla riduzione dello stress e delle sue complicanze fisiche, oltre che aumentare l’attivazione del sistema immunitario e la capacità di guarigione somatica.